Temporary Shop – Negozi a tempo: oggi ci fai shopping, domani non c’è più!

 

#IMG DX# Il mercato della comunicazione impone nuovi mezzi per attirare il cliente: mettergli fretta e curiosità addosso. Il risultato è garantito!

La nostra civiltà urbana, frenetica e dai minuti contati ci sta portando via sempre più momenti finora tipici del relax e della pausa dallo stress quotidiano. Dopo aver metabolizzato più che bene il “pasto-veloce” (fast-food), a cadere ora è il mito dello shopping.

Si è perso anche l’ultimo barlume di “shopping come antistress”; con la lancetta che tiranneggia anche sulle più tradizionali usanze di acquisto conviviale e perdi-tempo, basate sull’equivalenza fondamentale “acquisto = relax”.

Il tutto è stato brutalmente soppiantato dagli acquisti online in risicate pause pranzo e, più recentemente, dai cosiddetti “Temporary Shop”.

Ma cosa sono queste nuove tipologie di negozi a tempo?
Si tratta di negozi a tutti gli effetti con la variante di avere un periodo di apertura limitato e prestabilito che varia dai pochi giorni a qualche mese.
Sono solitamente negozi temporanei situati in zone e spazi altamente rappresentativi, come vie o piazze celebri o addirittura all’interno di location particolari come musei e gallerie. Vista la sua natura più pubblicitaria che commerciale, il “packaging”, ovvero la confezione - il negozio stesso insomma - sono fondamentali per riuscire nell’intento.
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Il “Temporary Shop” è di talmente breve vita che spesso, in vetrina, ha anche un countdown che indica il tempo che manca alla sua chiusura definitiva.

La nascita del negozi a tempo è dovuta alle richieste del moderno marketing e ha l’obiettivo non, come si potrebbe pensare, di fare cassa ma di creare l’evento, lo stupore, il “diverso”; far si che il cliente sia incuriosito ed attratto dal fattore limitatezza e corra a visitare il temporary shop, a prescindere che poi acquisti o meno il prodotto. Fa leva su un principio psicologico fortissimo: la scarsità! Magari non compreremo, ma almeno un salto prima che scompaia ci sentiamo attratti dal farlo!

E’ una strategia di marketing che va a cozzare con la classica e tradizionale idea del negozietto di fiducia sotto casa; bensì fa sua l’impersonalizzazione tipica dei centri commerciali (che non hanno come idea quella di creare un rapporto diretto col cliente), mentre del negozietto di paese ne prende lo spazio limitato e famigliare, aggiungendo ex-novo una posizione chic e altisonante.

Generalmente le aziende che decidono di aprire questi “negozi a tempo” sono per lo più creatrici di prodotti di moda e alla moda, con una forte caratterizzazione al voler essere al top della gamma nel loro settore merceologico e dare l’idea al cliente del valore aggiunto che hanno rispetto al diretto concorrente, andando a colpire nella curiosità del cliente stesso, che ricorderà il marchio più facilmente una volta chiuso il temporary shop.

Per capirci, i primi a sperimentarli sono stati Nike, L’Oreal, SoHo, M&M’s e altri grandi case, notoriamente un passo avanti alle concorrenti, che poi si adeguano di conseguenza, cavalcando il trend.

Accanto ai “Temporary Shop” ci sono le sue variabili, come i “Pop-Up Shop”: questa tipologia di negozi temporanei viene generalmente aperta all’improvviso, senza annunciare nulla a nessuno ma contando solo sul tam-tam sotterraneo (opportunamente indotto) e sul passaparola, ma senza portare a conoscenza di troppi dettagli, così da aumentare ancor di più la cupidigia di farvi visita e saperne di più.
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In entrambi i casi di shop, secondo gli psicologi si innescherebbe un meccanismo di ansia per l’evento, propulsore di uno shopping “cieco” e frenetico, per la caccia all’occasione, senza che in effetti ci sia un reale abbassamento dei prezzi, ma anzi a volte addirittura alzati all’occorrenza.

La storia del negozio a scomparsa è iniziata nel 2003 in Gran Bretagna. Da qui viene importato negli USA dove ha avuto gran successo, specie a New York.

Il fenomeno dei negozi a tempo è sbarcato di recente anche in Italia, a Milano in special modo, e solitamente in concomitanza con le settimane della moda o di grandi manifestazioni (Salone del mobile, ad esempio).

Alcuni negozi temporanei, aperti e già chiusi nella capitale lombarda sono stati Levi’s, Lancome, Breil e perfino Paris Hilton, per la sua linea di orologi, ha scelto Milano per il suo primo temporsary shop: 13 giorni.

I “Temporary Shop” non sono botteghe, ma negozi-evento che appaiono e scompaiono; fan si che il consumismo “da passeggiata” diventi un lusso per pochi spreca-tempo.

Se vi capita di adocchiarne qualcuno o sapete essercene uno vicino casa vostra, passate a farci un giro. Ma attenti, potreste non fare in tempo!


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